Dal 1974 sono 8mila gli esseri umani di sesso femminile scomparsi sul territorio nazionale. Si tratta di bambine, giovani, adulte e meno giovani, molte delle quali sono vittime di femminicidio.
Al fenomeno è stato dedicato il convegno che si è svolto la sera di sabato 21 gennaio a Gioia del Colle nella suggestiva cornice del chiostro comunale, per iniziativa delle Associazioni Penelope onlus e Gens Nova onlus con il patrocinio del comune, del Circolo Unione e della nota trasmissione televisiva “ Chi l’ha visto?”. E’ il secondo incontro promosso nella nostra città da Penelope, il primo si è tenuto lo scorso aprile nella sede del Circolo Unione, dove sono state illustrate le finalità associative e l’impegno verso le famiglie e parenti delle persone scomparse mentre “Gens Nova” rappresenta un sodalizio culturale che offre tutela legale e promuove il riconoscimento dei diritti umani e civili.
In apertura, la D.ssa Chiara Romano, responsabile locale delle due associazioni promotrici, ha sottolineato come l’auspicio dell’iniziativa sia quello di agire su due fronti: la prevenzione, attraverso la sensibilizzazione il più possibile delle masse, cercando di convincere le donne vittime di maltrattamenti a denunciare questi fatti prima che sia troppo tardi, e l’implementazione del sistema legislativo, perché dia risposte più efficaci, attraverso la certezza della pena, intesa come la comminazione di una condanna congrua rispetto ai delitti commessi.
E’ toccato poi all’avv. Antonio Maria La Scala, docente di diritto penale e Presidente nazionale di Penelope-Gens Nova, analizzare l’attuale quadro normativo sul femminicidio, dove non mancano luci e ombre. E ricorda le recenti condanne inflitte per le scomparse di Roberta Ragusa e Guerrina Piscaglia, dove, grazie al lavoro dell’Associazione Penelope, il reato di omicidio è stato riconosciuto pur in assenza del ritrovamento del corpo. «Abbiamo fatto giurisprudenza», ha sottolineato, anche grazie alla meritoria attività di “Chi l’ha visto?”.
Purtroppo, ha proseguito, da duemila anni la nostra cultura penalizza la donna e anche il quadro normativo, dal delitto d’onore alla patria potestà , è complice. Un vizio culturale dunque, un dispositivo legislativo da poco approvato contro il femminicidio, che non è riuscito ad arginarne l’entità del fenomeno come dimostra il fatto che solo nel 2016 ci sono stati 116 casi di donne uccise e solo in uno è stata inflitta la condanna dell’ergastolo.
Non solo maggiore rigore tra le sue proposte, ma anche quella della dichiarazione di indegnità del reo (esclusione dalla successione di beni art. 463 c.c.) già all’atto della condanna penale per evitare il ricorso a una causa civile. Altre risultano già approvate, come la creazione di un fondo a sostegno delle vittime di femminicidio e l’stituzione di una commissione di senatori per lo studio, l’analisi e la prevenzione del fenomeno.
L’indifferenza, i timori e la vergogna che ancora oggi nascondono atti di violenza vanno combattuti e per fare questo occorre imprimere un cambiamento culturale nel rapporto tra i sessi. Si deve cominciare dalle famiglie e dalla scuola coinvolgendo le giovani generazioni.
In conclusione è stata evidenziata la presenza a Gioia del Colle, da alcuni anni, anche del centro antiviolenza Li.A, che ha sede nel Centro Aperto Polivalente, in via Aldo Moro.
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