La Coop deve chiudere. La sentenza del Consiglio di Stato del 17 agosto scorso non lascia scampo.
I giudici amministrativi ordinano al Comune di revocare entro 90 giorni la licenza commerciale al centro commerciale di via Giulio Pastore.
Lasciano però una finestra aperta ad una possibile soluzione dell’annoso problema urbanistico della struttura.
Di fatto, che lì non potesse sorgere una struttura commerciale di media grandezza era circostanza già chiarita, perché ricade in una zona del piano urbanistico destinato ai servizi. Non potendo sorgere l’immobile, non poteva essere rilasciata nessuna licenza commerciale.
A questo si aggiunse un problema edilizio, per risolvere il quale il Comune ricorse al testo unico sull’edilizia richiamando la possibilità di applicare una sanzione pecuniaria pari al valore venale delle opere o loro parti abusivamente eseguite, valutato dall’agenzia del territorio.
Ecco che il Consiglio di Stato dice che “e’ fatta salva la possibilità per l’Amministrazione comunale, dopo aver comunque assicurato l’effettiva cessazione dell’attività commerciale, di procedere al rilascio di nuova autorizzazione commerciale all’esito di un nuovo procedimento e di una nuova istruttoria che necessitano della completa preventiva definizione, inter alios, del procedimento ex art. 38 t.u. edilizia, rendendo in tal modo compatibile l’eventuale futuro titolo commerciale con la disciplina edilizia ed urbanistica di zona”.
In altre parole, il Comune, una volta ritirata la licenza commerciale, potrebbe procedere a risolvere le questioni urbanistiche ed edilizie e quindi concedere una nuova licenza.
Le soluzioni non sono molte, ma sarebbero al vaglio degli uffici competenti, come la possibilità di far rientrare l’area in un piano di rigenerazione urbana.
Il tempo intanto stringe e 90 giorni passano in fretta. Se non si adempie verrà nominato un Commissario ad acta che dovrà trasmettere tutti gli atti alla Procura di Bari, alla Corte dei Conti, al Tribunale e al Prefetto. Alla Pandiva srl, che iniziò la lotta giudiziaria non viene riconosciuto nulla, se non 200 euro al giorno in caso di inadempienza scaduti i 90 giorni e un rimborso spese da parte del Comune di poco più di 5mila euro.
Ora restano da capire la strada migliore da intraprendere per risolvere le problematiche urbanistiche, le intenzioni di Coop e soprattutto le sorti dei lavoratori.
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