I luoghi dedicati all’attività parrocchiale della chiesa Immacolata di Gioia del Colle verranno presto smantellati per diventare una struttura più efficiente e funzionale. È quanto promette Don Marino, prete della parrocchia di via Mazzini, che negli scorsi mesi aveva deciso di mettere mano alla palazzina di via Caputo, affianco la Chiesa, dove ci sono 12 aule per la catechesi, un vero e proprio teatro, la canonica e dei locali sotterranei ad uso deposito, per procedere ad una manutenzione straordinaria.
Infatti, dal 1964, anno di edificazione di quei luoghi, non si era mai intervenuti ed ora diventava improcrastinabile dotare quei luoghi almeno di un nuovo impianto elettrico e termico oltre ad una ripulita ai muri.
Ma nel corso dei sopralluoghi i tecnici hanno preso atto che il cemento armato dell’edificio non rispondeva più a criteri di solidità antisismica. In altre parole, non può più sopportare il carico per cui era programmato. Ben inteso, l’edificio non crolla, ma per continuare a frequentare quelle stanze, non era possibile superare oltre un certo numero di presenze, perché non può più reggere il carico per cui è nata. Insomma, non vi è un allarme in atto e la Chiesa vera e propria è esclusa da questo, perchè costruita con criteri differenti.
E che fare dunque? A Don Marino non è restato altro che scegliere tra la possibilità di tenere aperto il centro, ma limitandone l’accesso e monitorare la struttura con dei sensori: “Se si ha un dente cariato, prima o poi dovrà essere curato per bene – ha detto – e soprattutto, nel caso in cui il monitoraggio di questi due anni avesse mostrato ulteriori problemi, come si giustificava la presenza di persone, sapendo già che il luogo non risponde agli standard di sicurezza?”.
Procedere a rinforzare la struttura si è subito dimostrata una spesa elevatissima con tempi lunghissimi. La soluzione più economica a Don Marino è sembrata allora quella di demolire e ricostruire e i vantaggi economici sarebbero notevoli. Perché si aggiungerebbero i risparmi della rete di illuminazione, di riscaldamento, e dei tributi, visto che la struttura sarebbe più piccola “Si pensi che ora non si fanno più i corridoi di 3 metri e mezzo”, da precisato Don Marino.
Allora Don Marino confortato dal Vescovo di Bari, giunge alla conclusione che abbattere e ricostruire quell’edificio era forse la scelta più giusta economicamente da fare. Ad aiutare la Chiesa Immacolata interverrà aa Conferenza Episcopale Italiana che con all’8xmille alla Chiesa Cattolica potrà finanziare finanziare il 75% dell’opera, mentre la cifra rimanente di circa 350 mila euro Don Marino la raccoglierà dai fedeli e dalle tante iniziative che ha in mente.
Di tempo per la verità ce n’è: intorno a settembre dell’anno prossimo il progetto sarà presentato alla Cei a Roma che dovrà dare l’ok nella primavera del 202, stabilendo la cifra. Si provvederà poi alla demolizione dell’immobile per alzare il nuovo cantiere nell’autunno, per concludere i lavori entro un paio di anni.
Insomma, serviranno 4 anni tra l’ok del finanziamento e taglio del nastro. “Lo spazio sarà razionalizzato, ma saranno sempre quelli, come il teatro e il numero di stanze, ma con una efficienza decisamente miglior e la Parrocchia continuerà nella sua attività pastorale settimanale”, così Don Marino tranquillizza i fedeli.
E infatti tutta l’attività pastorale, sempre molto attiva, è stata già organizzata presso la Chiesa e presso alcuni luoghi della scuola materna, su cui sono stati fatti i saggi sulla stabilità, dando esito pienamente positivo.
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