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Una Associazione per Melina Procino, la ragazza di campagna che cambiò la città

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DI ANTONIO MURZIO

A cinque anni dalla sua scomparsa, il prossimo 29 novembre alle ore 18 presso la Sala Javarone del Palazzo Municipale di Gioia del Colle verrà presentata l’associazione dedicata a Melina Procino, operatrice culturale sul territorio già assessore alla cultura del comune gioiese e assessore all’agricoltura alla Provincia di Bari.



Quando Annalisa Falcone mi ha chiesto di scrivere per GioiaNews questo contributo in vista della presentazione dell’associazione intitolata a Melina Procino (prevista per  il 29 novembre prossimo, quinto anniversario della sua morte), sono andato a cercare su Facebook un mio post del 4 dicembre 2018, che avevo intitolato “Per Melina, glielo dobbiamo tutti”.

In quel post scrivevo:
«Penso sia arrivato il momento, per tutti quelli che le hanno voluto bene, di metterci una mano sulla coscienza e, almeno un po’, vergognarci. Sì, avete letto bene: vergognarci. Il motivo? Non abbiamo ancora dato a Melina quello che le spetta: qualcosa che ne tenga vivo il ricordo non soltanto il 29 novembre con quattro parole di circostanza sui social». E sostenevo  che «bisognerebbe ridare vita a Melina innanzitutto attraverso i suoi libri, mettendoli in qualche modo a disposizione della collettività, per fare in modo che soprattutto i giovani che non hanno avuto la fortuna di conoscerla in vita, possano sapere chi era e quali interessi aveva la professoressa Procino. Per farlo bisognerebbe, però, che chi le ha voluto veramente bene, superasse ogni diffidenza, si sedesse attorno a un tavolo e pensasse a come rendere fruibile quel patrimonio innanzitutto, e poi ad avviare un percorso di iniziative he ricordino e facciano conoscere la figura di Melina».

Concludendo: «Diamoci un anno di tempo, se il 29 novembre prossimo non avremo fatto niente, dovremmo avere il pudore di tenere ognuno per sé il ricordo di Melina, senza proclami su Facebook».
Sono, pertanto, più che felice che molti degli amici di Melina (e in gran parte, anche miei) abbiano preso, e mantenuto, l’impegno al quale li sollecitavo. Per ragioni di lontananza da Gioia, non ho potuto partecipare alle riunioni, ma ho seguito costantemente (oggi basta un gruppo su WhatsApp per essere “presente”) il confronto che si è sviluppato tra le persone che hanno dato vita all’associazione: innanzitutto, Giuseppe Procino che ha aperto le porte della biblioteca della zia scomparsa per permettere di censire e catalogare i libri che confluiranno in un fondo da allocare presso uno spazio in paese, e messi a disposizione di tutti. Poi Donato Paradiso, Maria Pavone, Mimmo Szost, Franco Gisotti, Filippo Antonicelli,  Paolo Covella, Piera De Giorgi, Maria Angelillo, Anna Martoscia e Pierino De Bellis e altri amici che si sono aggiunti man mano che il progetto prendeva forma.

Sarebbe opportuno, a mio avviso (e penso che lo faranno) far conoscere la figura di Melina Procino soprattutto ai giovani, riuscire a trasferire quello che ha lasciato proprio in quel mondo al quale aveva dedicato tutta la sua esistenza come insegnante di francese. Ma soprattutto perché Melina era rimasta giovane dentro fino all’ultimo giorno: per la sua curiosità intellettuale, l’amore per i viaggi, la passione per il cinema. E ovviamente per il suo impegno, profuso non solo nell’attività politica, che l’aveva portata a ricoprire il ruolo di assessore alla Cultura a Gioia (a mio avviso, uno dei migliori) e in seguito di assessore all’Agricoltura alla Provincia di Bari; mi riferisco all’instancabile Melina che si era fatta promotrice della prima edizione di Gioia Jazz (penso fosse il 1991 o giù di lì) che vide alternarsi sul palco dell’Arena Castellano importanti musicisti; alla Melina che era stata una delle anime della Cooperativa “Charlie Chaplin” che promuoveva la conoscenza del cinema, organizzando cineforum e incontri. Alla Melina impegnata nelle marce pacifiste e contro la violenza sulle donne. Alla Melina sindacalista.

C’è poi l’aspetto privato di Melina Procino, che bisognerebbe far conoscere. Attenzione, dico privato, non intimo (questo deve restare appannaggio dei suoi affetti più cari). Melina, pur essendo una militante della sinistra, aveva amici in tutti gli schieramenti politici, anche a destra. Un nome per tutti: Pinuccio Gallo. Penso che la loro sia stata una vera amicizia, coltivata nel segno del rispetto reciproco, sia pure avendo posizioni politiche divergenti. Un’amicizia che datava ai tempi dell’Università.

Quello che i giovani dovrebbero sapere è che Melina non conosceva steccati: tra i suoi valori, il più grande è stato quello dell’amicizia. Sapeva esserci sempre, quando avevi bisogno. Per orgoglio (forse) non era persona molto propensa a chiedere aiuto. Penso che le sue origini di campagna l’avessero forgiata in quella maniera, insegnandole sin da piccola a cavarsela da sola. Sì, perché, cari ragazzi, la professoressa Melina, nata e vissuta in campagna (i suoi le avevano fittato una casa in paese per agevolarle la vicinanza alla stazione ferroviaria ai tempi dell’Università), la campagna l’amava. E non sempre la natura aveva ricambiato. Come quando, per una epidemia, dovette far abbattere le mucche da latte che lei “visitava” tutte le mattine, armata di stivali, prima di cambiarsi e arrivare puntuale a scuola. Melina Procino era questo e tanto altro. Ed era un’amica che non potrò mai dimenticare.

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