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8 Marzo: la politica alle donne. Le esperienze delle coordinatrici politiche gioiesi

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In occasione dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, abbiamo voluto conoscere il ruolo delle donne in politica. Abbiamo intervistato Milena Pavone, coordinatrice del movimento politico Liberi e Uguali e Antonella Spinelli, coordinatrice di Forza Italia: il loro contributo è parte determinante nella vita politica di Gioia del Colle.

In questa intervista doppia, ad ogni domanda ci saranno le loro risposte.

In politica si avverte una certa diffidenza verso il ruolo e le opinioni di una donna?
Milena Pavone: Per quella che è la mia esperienza, direi proprio di no. Anzi! E sebbene all’inizio io abbia avuto il dubbio che il mio coinvolgimento potesse essere solo un fatto strumentale alla necessità normativa di rispettare la parità di genere, in effetti questa diffidenza, poi, non l’ho mai avvertita.
A dire il vero mai negli ultimi tre anni mi sono sentita sotto osservazione, in quanto donna. Ho avvertito divergenze e difficoltà di condivisione di idee, ma sicuramente a prescindere dalla differenza di genere. Poi sappiamo, purtroppo, che la diffidenza verso il ruolo delle donne si espleta, fino a diventare vera violenza, negli spazi apparentemente più protetti.
Antonella Spinelli: Sicuramente la diffidenza si percepiva maggiormente nel passato, rispetto ad oggi. Non nego tuttavia che alcuni, soprattutto a livello locale, continuino a percepire la presenza e le opinioni femminili in politica, come accessorie a quelle maschili.  Un atteggiamento che emerge molto meno in contesti più ampi quali quelli provinciali e regionali, dove mi è capitato più volte d’intervenire e dove ho riscontrato un interesse non apparente per gli interventi provenienti dalla rappresentanza femminile del partito, poiché in questi contesti sono apprezzate l’intraprendenza, la competenza e il consenso, a prescindere dal genere.
Forza Italia è sempre stata inclusiva con le donne, che hanno ricoperto ruoli di rilievo fin dagli albori. Tuttavia non è stato facile per nessuna di noi ricavarsi uno spazio in un ambiente tipicamente maschile, dove, in molti casi, la presenza femminile era relegata ad un ruolo marginale e ancellare, quasi mai decisionale!

Come è la vita di una donna in politica?
Milena Pavone:  La vita di una donna che crede in quello che fa. La politica diventa poi passione e come tutte le passioni, richiede tempo, impegno e dedizione. Ma soprattutto fa sentire libera; libera di avere i propri spazi, fuori dai canonici ruoli affibbiati alla donna nei secoli.
Un ruolo che spesso neanche il lavoro ci restituisce, impegnate come siamo a gestire il lavoro, nei tempi e nei modi degli uomini, e poi tutto il resto. Certo richiede sacrifici anche in termini di attenzione, nei confronti della famiglia per esempio.
E non è detto che avere dei figli è un impedimento. Certo posso capire se sono molto piccoli. Ma, in caso contrario, credo che sia fortemente simbolico educare i figli all’assenza della mamma, per una giusta causa, che cerca di fare qualcosa per la loro città, per il loro paese e soprattutto per il loro futuro. Il rispetto della donna e delle sue aspirazioni parte dal clima in famiglia e dalla disponibilità dei familiari a comprendere anche le ragioni di un’assenza.
Antonella Spinelli: Credo che la politica non si discosti molto da altri contesti sociali e professionali. Il ruolo delle donne, in una società come la nostra, è molto faticoso.
Non è certo semplice agire come un uomo e continuare a pensare come una donna, un atteggiamento quasi indispensabile per le donne che si avvicinano alla politica.
La difficoltà è proprio nel cercare di non perdere la sensibiltà che caratterizza noi donne e che riesce a limare le spigolosità con cui, a volte, un uomo, affronta i confronti dialettici.
Tuttavia se da un lato l’emancipazione ci ha consentito di emergere e di ricoprire anche posti di rilievo, dall’altro siamo sempre costrette a confrontarci ogni giorno con il ruolo di compagne, mogli e madri. Per cui non  sempre è facile far accettare le assenze serali in famiglia per partecipare agli incontri, anche  perché non si tratta di “assenze remunerate”, come lo sono quelle di chi svolge un lavoro che impegna di sera o di notte.
Personalmente ho dovuto fare molti sacrifici per riuscire a conciliare l’attività politica e la vita familiare e ne hanno fatto anche i miei familiari, soprattutto da quando ricopro il ruolo di coordinatore cittadino.

Quanto si è dovuto lavorare per essere apprezzati come gli uomini e raggiungere il ruolo di coordinatrice di un partito?
Milena Pavone:  Nel mio caso, credo sia stato naturale. Devo ringraziare tutti gli uomini della Bottega che mi hanno fatto sentire sempre parte di quel gruppo.
L’evoluzione verso il ruolo di coordinatrice di Liberi e Uguali è stata anche caldeggiata da loro, ma soprattutto avvertita da me come una necessità.
Credo troppo nei valori di certa sinistra. In quel momento storico politico, mi è apparsa come l’unica possibilità. Poi sappiamo che la politica vera, troppo spesso, non corrisponde all’idea che di essa ti sei fatto. Io però ci credo e, a prescindere di quello che ne sarà di detto partito, io so che il mio impegno continuerà affinché si torni a far politica nei partiti che si riconoscono in principi e ideali storicamente e universalmente riconosciuti.
Antonella Spinelli: Personalmente ho lavorato per 25 anni ed ho cominciato a militare nel partito per seguire l’uomo che oggi è mio marito e che, allora, svolgeva un ruolo di politica attiva, ruolo che ha abbandonato, in seguito, per esigenze professionali.
Ho cominciato dal gradino più basso: sono orgogliosa di aver contribuito a tenere sempre pulita e in ordine la sede e a svolgere tutte quelle mansioni che rendono attiva la vita di una sede di partito.
Sono rimasta sempre legata agli stessi ideali , sempre dalla stessa parte e sempre pronta a servire il paese, il partito e  a fornire il mio contributo a chi ne avesse avuto bisogno, quasi sempre nell’ombra perché, chi come me è cresciuta politicamente nei partiti, ha sempre avuto rispetto dei ruoli e non ha mai cercato di scavalcare nessuno. Fino a qualche anno fa, infatti, quando si faceva politica nelle sezioni di partito e non sui social, la figura del coordinatore o del segretario era tenuta in grande considerazione dagli iscritti ed era anche più semplice esercitare quel ruolo.
Oggi posso affermare che negli incontri non vengo più vista solo come una donna, ma innanzitutto come il coordinatore, il cui impegno, in questi anni, ha contribuito a riunire finalmente le forze di centrodestra del nostro paese.

Perché sono ancora molto poche le donne che fanno politica attiva?
Milena Pavone: Perché si pensa ancora che la politica non rispetti i tempi della famiglia e del lavoro che, già da solo, faticosamente si riesce a conciliare con tutto il resto. E poi perché, e questo è un sacrosanto diritto, ci si appella al ruolo della rappresentanza.
Quando voto, mi aspetto che qualunque eletto, di qualunque genere e bandiera politica, riesca a rappresentare e a difendere le mie istanze, senza che sia necessariamente una donna. In effetti, quasi tutti gli uomini che sono in politica hanno una moglie, una compagna, magari delle figlie e tutti hanno avuto una madre, una nonna, una zia.
Tanto basterebbe a portare avanti tutte le battaglie, e sono tante ancora, da combattere contro tanti pregiudizi.
Antonella Spinelli: Come ho già detto la politica attiva costa fatica, impegno, studio, presenza assidua e costante. Bisogna essere disposti a sacrificare molto tempo, a volte sottraendolo ai propri affetti e ad altri hobby e non sempre quel tempo ci viene restituito in termini di soddisfazioni.
Anzi, sulla bilancia, pesano più le sconfitte delle vittorie.
Credo che per far politica attiva ci sia bisogno di tanta passione, di forti ideali e tanta disponibilità a mettersi in discussione quasi ogni giorno. Francamente conosco pochissime donne interessate a dedicarsi alla politica, a scapito di altri interessi e della famiglia stessa.  Ma è una caratteristica che accomuna anche tanti uomini!

Come potrebbero recuperare il loro ruolo attivo in politica le donne?
Milena Pavone: La politica può e deve cominciare ad essere luogo di rivendicazione di spazi altri. Ma deve necessariamente partire dall’autodeterminazione. Mi è capitato in passato di rinunciare ad entrare in politica, quando ho capito di essere una quota rosa (non a caso la cito solo ora).
Con gli anni ho capito che se è il modo per essere avvicinati dai politici nel loro mondo, va bene anche così. Il punto è restarci. Io non so se resterò in questo mondo, ma se dovessi rinunciarvi sarebbe solo per scelta personale, mai perché sento ostilità in quanto donna.
Antonella Spinelli: Sicuramente la presenza femminile in politica costituisce un fattore molto positivo. La maggior parte delle donne, soprattutto se madri, possiede delle spiccate doti di mediazione, indispensabili nel mondo politico, quando la dialettica assume toni piuttosto accesi.
Poichè le campagne elettorali rappresentano un momento di aggregazione molto importante e riescono ad entusiasmare molta gente che di solito non si interessa alla cosa pubblica, suggerisco alle ragazze e signore gioiesi di non perdere questa occasione e di vivere appieno la coinvolgente emozione che può darci la competizione elettorale per le amministrative.
Un modo per recuperare un ruolo attivo è senza dubbio quello di non perdere quell’entusiasmo una volta terminata la campagna elettorale, anzi convogliarlo sull’attività amministrativa. Partecipare ai Consigli Comunali è un modo per accorciare il distacco tra cittadini e governo, per cui, il mio consiglio è innanzitutto quello di ricominciare a popolare, come pubblico, le assise di Palazzo San Domenico, prima di avventurarsi in commenti politici sulle tastiere dei pc e degli smartphone. Presenza e studio e il resto verrà da se.

Cosa auspica che faccia la prossima amministrazione per accorciare il divario culturale che c’è ancora tra uomo e donna?
Milena Pavone: L’amministrazione potrà mostrare attenzione per l’universo femminile e per la presenza di donne nello staff. Poi la sfida più grande sta nel fatto di radicare, nella mentalità maschile diffusa, l’idea che questo divario in effetti non c’è.
Gli uomini che fanno politica in questo sono avanti, in effetti hanno il privilegio di approcciarsi alle donne in maniera diversa. E, pur non amando le quote rose, devo ammettere che hanno aiutato moltissimo in questo percorso di pari opportunità.
La politica ha bisogno delle donne, del loro sguardo, della capacità di conciliare mille cose e riuscire a fare sintesi. In una parola del loro approccio, naturalmente e orgogliosamente diverso. Nella mia, seppur breve, esperienza, per esempio, non ho mai visto donne alzare troppo i toni o innescare meccanismi di gelosie, invidie e rancori. E se qualche volta è accaduto tra gli uomini, non è mai mancato chi si è scusato con me, in quanto donna. Lo trovo un bel segnale. Resta che siamo ancora troppo poche.
Buon 8 marzo a tutti!
Antonella Spinelli: Innanzitutto mi auguro che la prossima amministrazione sia guidata da Giovanni Mastrangelo: lo ritengo capace di valorizzare tutte quelle figure femminili che, nel nostro paese, sono impegnate attivamente nel campo sociale, culturale, artistico, politico.
Sono tante le donne capaci e determinate che fanno parte della coalizione che appoggia Mastrangelo e il gruppo di Forza Italia ne è un esempio, per cui credo che il loro ingresso in amministrazione possa fornire un valido contributo per accorciare quel divario.
In ogni caso auspico che, qualunque sia la coalizione che governerà il paese per i prossimi anni, non tenga solo conto delle quote rosa per garantire la presenza di genere in amministrazione, ma sia consapevole del valore aggiunto che può dare una donna, preparata e competente, alla gestione di un comune.
Io mi batterò per questo e spero tanto che le cittadine gioiesi diano il proprio voto alle donne, cosa non scontata, in quanto, il più delle volte nell’universo femminile ho riscontrato  meno solidarietà rispetto a quello maschile.

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