La crisi Ansaldo non sembra essersi dissipata, malgrado le promesse di Regione Puglia, Governo e Sindacati.
La richiesta di messa in mobilità di 197 operai nel febbraio 2015, calmierata con una iniezione di danaro pubblico per la riqualificazione dei macchinari e la formazione del personale nel biennio 2015-2017 non ha sortito gli effetti sperati. La formazione non è mai iniziata e i macchinari non hanno subito notevoli ammodernamenti.
A questo si aggiunge la notizia che il gruppo Sofinter, a cui appartiene Ansaldo Caldaie, potrebbe cedere a breve alcuni rami di aziende ad un fondo di investimento anglo-tedesco.
La notizia ha destabilizzato lo stabilimento gioiese che sembra continuare a rimanere la pecora nera del gruppo industriale.
Dichiara un capo reparto: “ da alcuni mesi stiamo notando una riduzione dell’attività sperimentale al CCS dell’ITEA (società controllata del Gruppo Sofinter)” e alcune risorse sono già state dislocate a Genova o a Gallarate. Insomma le commesse ci sono ma gli operai dovrebbero spostarsi al nord o all’estero. In più siamo preoccupati dal fatto che nei due sindacati maggiori che operano all’interno delle officine Ansaldo Caldaie (Fiom-CGIL e CISL) sono rimasti pochissimi rappresentanti gioiesi o del territorio; ed è proprio nei residenti che noi riponiamo le speranze di tenere in vita lo stabilimento”.
Malgrado le commesse ci siano, si teme che la produzione possa essere decentrata presso stabilimenti del gruppo più attrattivi.
Intanto su quale sarà il futuro del Gruppo Sofinter non ci sono risposte, mentre i dipendenti chiedono un incontro presso la Regione Puglia per capire i tempi di un possibile rilancio dell’azienda. Di fatto, si tratterebbe di aprire un tavolo di concertazione e capire il futuro dei 191 dipendenti
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