“Mare Nero” è l’emozionante titolo dell’ultimo successo editoriale della scrittrice pugliese Gabriella Genisi, una testimonianza di letteratura intesa come strumento di denuncia.
A Pino Scaglione è stato affidato il compito di presentarlo al pubblico di Gioia del Colle, all’interno della mostra di arte moderna “Some Ideas To Leave No Traces” promossa da Palazzo Romano con l’Accademia di Belle Arti di Lecce e il Circolo Arci Lebowski.
Non si tratta del solito romanzo, ha subito precisato Scaglione, ma di un atto di denuncia su un tema molto scottante: il mare. Scritto con uno stile che ricorda quello del giornalismo d’inchiesta, fornisce dettagli sui relitti che contengono rifiuti tossici e che ancora stazionano sui fondali dei nostri mari. Un tema che ha un grande impatto sociale.
Il racconto si articola su una prima parte dai connotati tipici del giallo e su una seconda condotta come un’indagine giornalistica appunto. Tematica centrale è, come suggerisce il titolo, il mare contaminato. Una scelta coraggiosa e attuale dell’autrice che in merito ha precisato: «Ho voluto occuparmi di mare perché ci vivo vicino, a Mola di Bari. Il mare è oggi oggetto di problemi ambientali collegati alle trivelle, ma è anche teatro di tragedie umane». Oggi, ha continuato, le inchieste giornalistiche sono evitate perché espongono il giornalista a denunce e querele. La fantasia ispiratrice di un romanzo, invece, può prendere a riferimento fatti reali. E in tale ottica ha concentrato l’attenzione sul mare Adriatico, dalle isole Tremiti a Otranto, dove sui fondali si sono inabissati imbarcazioni che trasportavano materiali tossici.
Il racconto narra di due giovani in procinto di convolare nozze accomunati dalla passione per le immersioni che, a Bari, in una calda giornata di settembre, perdono la vita. Sulla vicenda indaga il commissario Lolita Lobosco. Figura femminile innovativa orgogliosa della propria femminilità. «Nella letteratura poliziesca italiana non esisteva il commissario-donna, è nato nel 1981, ha sottolineato la scrittrice, solo nell’ultimo secolo le donne hanno potuto raccontarsi, in precedenza lo hanno fatto gli uomini». E ancora precisa: «Nelle mie opere le donne le tratteggio ispirandomi a quelle che incontro tutti i giorni. Lolita ha un approccio più passionale rispetto al suo rivale commissario Moltalbano che risulta più tecnico».
Infine ha fatto cenno al rapporto della donna con la carriera sfatando il luogo comune che sia assicurata solo attraverso il coinvolgimento sessuale. «Oggi ci sono donne belle, serie e preparate che raggiungono brillanti risultati solo per meriti professionali». Proprio come il commissario Lobosco, una donna in carriera non disposta a compromessi.
Un romanzo con uno stile di scrittura personale che esalta l’unicità del linguaggio barese, semplice e arricchito dall’immancabile definizione dialettale il cui significato non sempre è traducibile nella lingua italiana.
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